domenica 22 settembre 2013

Prague


Nevicava, ma non c’era alcun fastidio a non avere nessun tipo di riparo sotto i fiocchi leggeri che non avevano poi questo grande interesse a infastidirti. Anzi, al massimo ti sussurravano parole veloci e non troppo impegnative. L’unico loro compito era di ricoprire i tetti, le strade, i vicoli solitari e i cappelli di chi li percorreva. Facendo silenzio. La neve a Praga fa silenzio.
Anja non porta il cappuccio calato sul capo o nessun altra cosa potesse ripararla , non che lo voglia intendiamoci. Non ci fa caso. Non c’è una ragione particolare, non è un animo poetico o romantico, di quelli che cercano risposte nel tempo . Semplicemente, non se ne curava. Si curava di poche cose , ma in maniera intensa, meticolosa quasi vitale.
La sua musica , le cartine dei metrò delle città in cui aveva giocato e quelle poche altre cose che possono attraversare la vita di una ragazza non piu’ bambina, ma non ancora donna, che si divide fra la sua casa e i pezzi di notte restanti dopo che la città non era abbastanza brava da trovarla.
Che Anja suoni il violino,studi Medicina o sia una mantenuta di una famiglia di spettri non credo interessi a me o a voi, forse neanche a lei. Non immaginatevi una persona fatta di braccia, gambe e testa, non lo era mai stata. Lei era la pioggia che si nascondeva per i vicoli, piu’ furba della neve ma priva della sua autorità. Era questa l’impressione che ti trasmetteva quando la vedevi seduta ad un tavolino del  kavàrna di uno dei tanti vicoli dell’Old Town poco lontano dall’orologio; niente di particolare in questo cafè rispetto agli altri, un paio di tavolini di legno, un proprietario che aveva dovuto imparare alla svelta l’inglese non appena la città aveva deciso di aprirsi al turismo, ma con negli occhi quello che leggi in tutti gli sguardi degli uomini dell’Est Europa. Uomini che in pochi anni hanno rivista restituita la loro possibilità di scelta, con tutto ciò che ne comporta.
Lei girava le cartine come il mondo rigira i bambini, che quando vanno tutti giu’ per terra si trovano già adulti. Si nascondeva in quel tabacco di qualità scadente,mischiandolo con labbra di tequilà invecchiato male su pelle che si è rimarginata troppe volte.  Si nascondeva da sé stessa, perché si sa l’acqua scivola e scompare perdendosi nello scolo di un tombino senza profondità che si è scelta accuratamente per i suoi giorni migliori.
Ti dava di pioggia perché li vedevi cadere i suoi pensieri come le gocce , uno dopo l’altra, con un volume troppo forte. Rompevano anche i tuoi di timpani quelle gocce.
 Ok e se la smetti di girare il drum, se la smetti di fare il filtro con la cartina del biglietto del tram, se smetti di alzare e svuotare quel bicchiere . Se smetti di estinguere le tue idee. Se smetti di dare alla caccia a te stesso. Che succede?
Ti prego riempirlo di calci , rompergli i denti , non servirà a togliergli la voce. Ha una voce del cazzo, ti entra dentro, ti tortura al centro dello stomaco, la senti lì in mezzo vicino al diaframma , non nella testa.
E’ peggio dei giudizi di tutti, è peggio di quel senso di delusione che leggi nel tono di voce di tutta quella gente che ha avuto piu’ palle di te. Perché parliamo di quello , Anja, di palle. Ne hai per alzare una mano, per tirare un pugno, per far correre piu’ forte le tue gambe, per non preoccuparti delle conseguenze, ma per te stessa, non hai neanche la dignità di uno specchio. Allora, vuoi tutti gli anestetici, qualsiasi cosa annebbi la visione, che abbassi il tuo udito, che faccia scendere tutto il veleno che ti hanno fatto ingoiare.
Anja vuole tutto, tutto ciò che avete per permetterle di dimenticare e non vedere. Perchè l’ hanno fottuta, le hanno dato una macchina ad alta cilindrata , ma hanno chiuso i pozzi di petrolio . E allora non serve ad un cazzo. Allora datele anche una sbarra di ferro, vuole vedere i vetri rompersi senza un urlo, vuole il motore bruciato senza neanche far brillare un fiammifero, vuole smontare la carrozzeria senza una lacrima.
Non ha mai sputato addosso a qualcuno. Non si da mai la possibilità di farlo. Ma ad alcuni mostra sempre troppo il fianco, e quelli lì non si risparmiano mai. Dice Anja di Avvisare quello a destra, si quello con i capelli scuri e l’aria giovane, che mangia con la fame dei giusti , che gli è rimasto un pezzo fra i denti. No, no, non che le serva, era solo per fare una gentilezza avvertendolo . Guardarsi allo specchio poi e trovare qualcosa di nuovo in mezzo ai nostri denti, ci lascia sempre così sconvolti che facciamo finta di niente  e passarci la nostra verità di nylon fa sanguinare troppo le gengive che non ci hanno ancora rotto.
Anja ha paura di chi non sopporta  la pioggia, perciò si traveste da neve.
Anja rivuole  indietro le sue bambole.                                                                                                 
Le sue bambole senza l’impegno che ti circonda mentre ci giochi; i bambini non se ne accorgono ma hanno un mondo che li guarda colmo di aspettative intorno a loro. E piu’ cresci e piu’prendi quella consapevolezza , che lentamente ti fa sfiorire l’aria nei polmoni. E lì nascono i vizi , che non sono aria, ma un qualcosa di molto simile che ti fa avere l’impressione che siano pieni. Pieni. Anja aveva bisogno di una manciata di emozioni per sentire il suo cuore anche fin troppo piccolo per la forza che le apriva in due il petto, i polmoni fin troppo saturi di ossigeno. Nei periodi migliori ne bastava una, per scatenarle quel senso di calore, che tutti nella vita abbiamo conosciuto almeno una volta. Una sola. Basta. Basta per sentire tutto per una volta coincidere nel puzzle irrisolto con cui conviviamo e di cui forziamo i pezzi per illuderci di poterlo dare noi un senso alle cose. E’ una questione di fortuna:c’è a chi basta una sola piccola insulsa emozione perché lo shot salga subito, l’alcool emotivo entri subito in circolo; e chi sta spendendo tutti i suoi soldi a quel bancone ma non funziona. E’ come se il sangue e le emozioni non si mischiassero, come tutta la nostra vita fosse acqua.
Insapore. Inodore. Incolore.
Anja era una che non reggeva bene i sentimenti, i legami, le emozioni, se ne andava subito al primo shot di calore che arrivava ben dritto al petto. Bastava poco. Il silenzio dell’alba, un bicchiere di vino con un libro scritto per bene, un viaggio in treno in cui si risvegliava fra nuovi colori. Bastava poco. Bastava poco. Poi si sa come funziona, se non bevi dell’alcool buono, ma di quello che spacciano a basso costo , cercandoti di illudere che alla fine sia identico a quello che costa caro, ti spacchi piano piano lo stomaco. Il sangue non si mischia piu’ con le emozioni, perchè non riesce a riconoscere quelle di qualità. Le rifiuta tutte a prescindere.
Il problema? Che Anja, come tutti, era un’alcolizzata di sentimenti




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